GLI APPUNTI DI VIAGGIO SULLA POLITICA ITALIANA
OVVERO IL VIAGGIO CHE NON FINISCE
di Daniele Ruta
Capire cosa è diventata la politica potrebbe aiutarci a comprendere la reale natura oggi della società. Nel 1986, da giovane cronista di radio radicale, fui mandato a seguire in un pala congressi di Catania l’assise dei giornalisti. Mi colpì un collega che, nel suo intervento, alzò in alto la penna per rivendicare il suo ruolo a fronte di tutto il nuovo che cominciava ad investire l’informazione:”Io sono questo, il giornalista è questo! E’ solo nella sua penna”. Era già allora insolito sentire un giornalista parlare così ma aveva sicuramente capito che l’avvenire avrebbe trasformato quel passaggio in una barzelletta. In quei giorni e in sala c’era anche Marco Pannella. A microfoni spenti gli feci una domanda brutale:”Ma tu credi ancora nella gente?”. Mi guardò, non rispose, prese tempo.
Poi:”Si certo…è importante crederci”. Una risposta scontata, era la sua posizione, era la posizione di tutto il partito che insegnava sempre a distinguere la politica e il potere dalla gente che non capisce perché non è informata o perché imbrogliata e manipolata. Il tempo ci darà altre risposte? E con il viaggio troveremo nuove risposte? Nel 2006, alla vigilia delle elezioni politiche, arrivo alla stazione Termini di Roma e, sulla destra dei binari, osservo un manifesto gigantesco che si vedrebbe anche dalla luna e faccio fatica a guardarlo per intero, mi devo allontanare almeno di cinquecento metri. Penso ad una clamorosa iniziativa di Berlusconi e del suo partito Forza Italia che cerca, con invidia, di emulare un dittatore nord coreano o l’affermazione monumentale delle divinità.
E invece, mettendo bene a fuoco la poderosa immagine, vedo la faccia del verde Alfonso Pecorario Scano, una faccia che lascia poco al resto scritto sul manifesto.
Anche lui aveva intuito tutto? Bisogna imitare, adeguarsi e far capire con la maestosità della scena che si è vincenti con quel costo spropositato che avrebbe potuto salvare centinai di animali dalle violenze o dall’abbandono e fare molto altro e molto meglio per l’ambiente. E si, aveva capito, se il risultato lo incorona ministro all’ecologia e gli permette di girare con le turbo disel e organizzare un faraonico viaggio in Africa dove si dovrebbe discutere su come salvare la terra. E lui in Africa ci arriva con i super Boing, allo stesso modo di come faceva la cantante Madonna o una delle tante rock star, o il principe Carlo di Inghilterra o il magnate della tecnologia. Tutti preoccupati a stringersi nei banchetti. E quella volta al banchetto si serviva anche carne di Zebra. I paradossi dell’umanità. Andiamo, salviamo ma stiamo comodi e dunque inquiniamo. Una cosa alla WWF che rincorona l’ex re di Spagna con lo scettro di presidente onorario della rinomata associazione e gli permette di tenerlo lo scettro anche quando va da cacciatore ad ammazzare elefanti. E dunque, se Pecoraro è stato ministro e Fulco Pratesi del wwf non lo contesta nessuno, se Alfonso Scanio ha visto giusto e ha vinto quella volta con la sua faccia che un elettore verde avrebbe pensato fosse di Berlusconi, allora torniamo alla domanda che rivolgiamo in senso generale:”Voi credete ancora nella gente?”. Il Pecoraro lo avevo conosciuto alla fantomatica associazione Kronos 1991, un’altra di quelle che voleva salvare il mondo con i metodi del wwf e che nel suo statuto diceva che l’anno del non ritorno per la natura sarebbe stato proprio il 1991 e quindi bisognava fare in fretta!! Su questa scia della linea del tempo nascono una miriade di movimenti dove tutti quelli del gruppuscolo lottano tra loro nevroticamente per diventare presidenti gridando:”Attenzione! E’ il 1995…No, il 1999!(lo sceneggiato televisivo), No! E’ il 2001(odissea nello spazio)….E il mondo, con il tempo, che allarga la sua coacla, resiste, non esplode ma l’umanità, sempre più bomba ecologica e demografica, si adegua, forse peggiora ma sembra non abbia nessuna intenzione di capire e di mutare. Avranno visto giusto i Catari all’incirca ottocento anni fa? Gli eretici sterminati dalla chiesa anche perché troppo pericolosamente orientati contro la moltiplicazione. Loro sostenevano che non bisognava generare ma estinguersi e nessuno ad oggi è ancora riuscito a capire come riuscissero ad accoppiarsi senza ingravidare. E, nel sogno di ogni italiano di diventare presidente di qualcosa, anche a Kronos c’era un presidente e si chiamava Silvano Vinceti ma gli amici, i collaboratori e quelli che gli volevano più bene lo citavano come “il serpente”.
(si consiglia la lettura di un articolo specifico sul personaggio e su questo stesso sito)
Appariva come un omino uscito da un fustino di detersivo di pessima marca, la sagoma di un personaggio da fumetto, un eta beta che mal celava le sue vere ambizioni per uno scranno da deputato da conquistare con la visibilità di chi combatte contro le schifezze. Diventava sempre più piccolo quando le sue analisi sui fiumi e sulle acque non davano i risultati che lui sperava per andare sui giornali. Una volta a Montecorvino, un paese della Campania, la gente scese in strada per protestare contro una discarica abusiva, le donne, i bambini, pure i vecchi del paese sostavano anche di notte e si riscaldavano con i fuochi accessi.
Vinceti arrivò per il suo spazio mediatico e, spente le luci delle telecamere, salutò. Questo mio raccontare, che può, apparentemente sembrare un modo gratuito di perdere tempo con la penna, ha in sé il valore di utilizzare quello che si vede, quello che si conosce, quello che si capisce per tornare a riproporre la stessa domanda, per rispondere alla stessa domanda. Se si vuole trovare la risposta positiva:”Si, bisogna credere nella gente, è ancora giusto farlo”. Allora dobbiamo anche domandarci che cosa non funziona, dove è collocato il trucco?
Non vi è nessuna gratuità nella scrittura ne tantomeno l’idea di colpire con la penna persone che non contano proprio niente. C’è invece la ricerca del significato del male, della menzogna, dell’imbroglio attingendo a quell’esperienza passata,presente o futura che può essere riportata alla realtà, non dimenticata, rivalutata invece per sondare quelle ragioni della nostra vita che ci portano a tradire e a barattare la bellezza, la grande bellezza per un’oncia da poco o per un niente che nel momento appare qualcosa di importante. Pensate, per esempio, a quest’ultimo dato politico, che condurrà il paese verso le nuove consultazioni elettorali. Con un Berlusconi, dopo un quarto di secolo di tragedia sociale, da tutti per altro imitata, in tenuta da primo guerriero, e il suo diretto discendente, Grillo, il parto di Alien, uno strumento tecnologico molto più perfezionato che, dopo essere riuscito a scatenare le masse con il tradimento del padre, guida ora un’orda incomprensibile ma intrinsecamente legata al quarto di secolo della tragedia e nessuno dice o scrive l’evidente, nessuno parla dell’evidenza dello scontro tra le famiglie che sono nate e poi distaccate e poi riformate con la stessa tragedia, dentro la stessa tragedia. Ora, in questo viaggio che non finisce, diversi anni sono già passati ed appare vera e sacrosanta la teoria fisica di un solo istante. Il tempo, tutto il tempo del passato, del presente e del futuro è dentro tutto il cerchio di un momento solo con gli uomini bendati e la politica mascherata ma assai riconoscibili questi mascherati con quelli che mostravano la faccia nel passato. L’idea, il vissuto e i ricordi, le scene e le sensazioni e quel brutto sospetto che ferma la tua penna, blocca la tua penna e ti chiedi allora se perderai quella scena, se mai servirà quella scena tra dieci o venti anni. E invece niente si perde se abbracci la letteratura e gli offri la tua penna perchè è solo con questo abbraccio d’amore che ci si rende conto del tutto il tempo in un solo istante che attende di riprendere la sua vera forma. Attende, una scena, vent’anni. Attende di trovare la connessione logica nel “tutto del tempo” di un momento solo. Quanta felicità potrebbe dare agli uomini questa certezza? E agli scrittori…..quanta felicità? Non è meraviglioso?
Sapere e capire che la tua penna non è bloccata per la noia o la pigrizia, per la sfiducia o la paura o perchè credi di non avere proprio niente da dire. Sapere di essere in un solo istante e lo puoi spiegare e raccontare con la matematica iscritta nel tuo tempo e con il limite della tua vita e della tua morte. Avreste mai immaginato una classe politica mascherata, un intero popolo bendato, tutto il popolo del mondo e di vedere ad un incrocio qualcuno che si aggiusta alla perfezione la mascherina se tu gli poni una domanda o cerchi di avvicinarti? O entrare obbligatoriamente mascherato in una banca, passeggiare in un bosco senza respirare, avvicinarti al mare senza respirare? Ma tutto questo e tutto il resto è solo l’istante di tutto il nostro tempo ed è allora con questa certezza e con i quanti saranno nuovamente capaci di raccontarla che il potere si rivolge contro e si fa minaccioso e feroce, spietato e brutale poichè è la narrazione eversiva dell’istante che obbliga a porsi sempre la stessa domanda:” Dov’è il trucco?”.
2020-2021 LA PESTE
Non avevo interrotto la narrazione del viaggio ma solo voluto raccontarlo con la carta e la penna prima di riportarlo sul web. Ma adesso, con il mondo appestato, mi chiedo se non debba io con la peste ripartire e lasciare il mio raccolto sui titoli di fondo. E invece sarei in errore perchè la peste lega a se tutte le scene e da finalmente alle scene tutto il suo significato. Ciascuno di voi potrebbe far partire l’inizio della pandemia con la propria data di nascita. (bella questa! Eh….) Ma riflessione complicata. Allora lasciamola in attesa e custodita nel caldo della storia per tornare al passato o alle prime origini ma sempre con il ricordo del tutto del tempo in un solo istante. Questo passato, queste origini fanno parte della vostra vita e ognuno di voi potrebbe raccontare quello che ha vissuto e sarebbe bello se tutti compilassero un proprio diario da poter rileggere dieci o venti anni dopo perchè avreste una visione della nuova realtà certo non perfetta ma sicuramente perfettibile e sareste caricati di percezione e lucidità.