CHI DISTRUGGERA’ IL PALIO DI SIENA?
Ivana Ravanelli ha creato in Italia Etica Animalista e, determinata, mi convince a fare un viaggio verso Siena e a scoprire la realta’ di un’Italia pre fascista. Per la prima volta nella storia del paese le autorita’ concedono alle associazioni animaliste la possibilita’ di manifestare contro il palio di Siena e questo potrebbe apparire una svolta, un passaggio importante per l’abolizione della pratica medievale che continua a sterminare cavalli indifesi, esseri senzienti nelle mani di squilibrati che fanno della loro contrada, del palio e delle risse la sola ragione della loro vita. L’umanita’ per loro non ha nessuna importanza e nemmeno la bellezza o la tenerezza o la compassione. Recintati dentro un pensiero antico, sono incapaci di aprirsi al mondo nuovo, alla sperimentazione per la ricerca di nuove bellezze.
Attaccati al palio come alla canna del loro ossigeno, al cordone ombelicale della loro mamma, sentono la morte e la disperazione solo all’idea che qualcuno possa privarli di gareggiare. Toglietegli la contrada e sono morti, impeditegli di massacrarsi di legnate fra di loro e tornano bambini persi e affondati nell’angoscia di un bosco tenebroso. Per questo sono determinati e pericolosi, capaci di riconoscerti e aspettarti al varco per appenderti in uno dei loro palazzi come la bandiera sporca della contrada avversaria. Ma nessuno parla realmente di questo mondo, troppi gli interessi in campo.
Nessuno ha il coraggio di far sapere al resto del paese che c’e’ ancora un cuore medievale tanto aggressivo da trasformare questo paese per qualche giorno e renderlo identico a quello a cui furono negate le liberta’ civili e le garanzie costituzionali. Prima di mettersi in viaggio c’e’ una anteprima vergognosa con centinai di messaggi minacciosi su facebook che invitano a non andare a Siena pena le gravi conseguenze. E’ una Italia che non si conosce, identica o forse peggiore all’Italia delle curve degli stadi dove si puo’ morire per una banalita’ del male. E’ l’Italia del pre fascismo quando le forze di opposizione potevano ancora manifestare all’interno di un cordone sanitario di carabinieri. E’ quello che e’ successo a Siena il 16 agosto 2015, data che non va dimenticata. Ci sono piu’ poliziotti che animalisti nella zona rossa concessa dalla questura, una riserva indiana da dove non si puo’ uscire, dove si puo’ solo manifestare sotto l’occhio vigile delle autorita’. Questo viaggio tra le pietre e i sassi diventa sempre piu’ interessante con il passare degli istanti. Intanto che scrivo arrivano i commenti. Questa volta apparentemente piu’ pacifici. Come quello identificato come “massi siena” di un signore che non si firma e che scrive testualmente:” Ma cosa dici? Dici un sacco di sciocchezze, e questo sarebbe giornalismo? Adesso giro il tuo pezzo al consorzio di tutela del palio cosi’ ti arriva una bella querela!”. Sarebbe giornalismo? Che strano conflitto di parola se scrivo quello che vedo a fronte di una stampa che non dice niente di importante, che non manda in onda le interviste, che ha paura dei poteri forti e che deve rendere conto alle strutture di potere che sono parallele. Da una parte il palio, dall’altra il monte dei paschi di Siena. Sarebbe giornalismo? E dove sono i giornalisti che hanno colto la vera tragedia di questo appuntamento? Manifestare e protestare solo perché protetti dalle forze di polizia, diversamente non sarebbe stato possibile esprimere il pensiero, anche il disagio e la sofferenza di dire di non essere d’accordo. Eppure siamo in Europa, non nella Russia di Putin e nemmeno in Ucraina o in Cina o in una delle tante repubbliche delle banane. E’ cosi’ signor massi siena? Anonimo tra gli anonimi, lancio di pietra tirata da chi nasconde la faccia. C’e’ una scena esemplare consumata quel 16 agosto e che va raccontata. Un manifestante ha bisogno di bere e si trova costretto ad uscire dalla “riserva” della protesta per cercare dell’acqua. Ma un poliziotto lo ferma e lo avverte:” Se esce non possiamo garantire la sua sicurezza, le do io dell’acqua, prenda questa bottiglia”. Attorno alla riserva centinaia di persone distanziate dalla polizia rispondono, gridano alla direzione degli animalisti. Chi sono? Perché stazionano ai bordi se questa protesta si compie a ben cinque chilometri dalla citta’, dalla piazza del campo e dal carosello dei cavalli? Vogliono garantire una presenza, una opposizione o segnalare il deterrente e la conseguente minaccia. I senesi che non sono d’accordo con il palio ci sono ma si nascondono. Forse e’ una maggioranza silenziosa, forse solo un’umanita’ che si copre di silenzio. Certo loro sanno come tutti gli altri dei cavalli che muoiono, dei cavalli azzoppati e poi abbattuti e dei grandi misteri celati dal circo e per certi versi identici questi misteri a quelli del grande affare della corrida spagnola. Se vivi a Siena e poi ti opponi alla tradizione diventi un traditore della comunita’, un infame che sputa nel piatto della minestra, un cittadino da bandire. I contradaioli rappresentano uno stato dentro uno stato, come in Sicilia, un ordine di regole tramandate che fa di una contrada e del suo cavallo una “famiglia” e tutte le famiglie nel giorno del carosello misureranno la loro forza. I conti vanno regolati all’interno, la comunita’ nazionale e’ spettatrice esterna di un fenomeno che non va mutato ne messo in discussione. I misteri non vanno svelati, dice Matteo, il solo ragazzo senese che si aggrega, con una ragazza , ai manifestanti, diventando anche lui un precedente, come la protesta autorizzata per la prima volta.
Anche loro dovranno uscire di nascosto e scortati dalla “riserva” ma sono apprezzati per il loro coraggio e per la scelta di esporsi davanti alla loro citta’ dove dovranno restare. L’arrivo dei protestanti, il loro rientro, e’ questa la vera notizia. Un pacchetto scortato che arriva, un pacchetto scortato che si dilegua. E la scelta delle autorita’ di rafforzare la sicurezza. Adesso a poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani si aggiungono anche gli agenti del corpo forestale. Ma che paese e’ questo? Come se questi ragazzi fossero arrivati per distruggere Siena e invece volevano solo essere dalla parte dei cavalli, essere viventi, esseri senzienti. Nulla di piu’, essere con loro e contro il palio allo stesso modo di come si puo’ essere contro una centrale nucleare o un inceneritore delle immondizie.
Il pensiero monotematico della potenza medievale non ammette aperture ne alternative, non riesce a sviluppare una transizione dal medioevo verso un piu’ luminoso rinascimento. E in questo pensiero unico ci cadono tutti, anche coloro che del palio non sanno niente. Ci cadono i qualunquisti di Grillo, i giornalisti locali che ammettono di essere giornalisti e che pertanto “il loro pensiero vale zero”!.
Accidenti!! Si vede rotolare una stupidita’ indotta che si domanda come mai questi ragazzi non vanno contro le corse clandestine di mafia, contro le violenze equestri che si consumano dal sud al nord come se una tortura dovesse escluderne un’altra. I contradaioli rispondono che i loro cavalli vivono come dei principi e che ogni contrada rappresenta una ricchezza di cultura e socialita’. Tuttavia tradiscono i fatti, le immagini, le conseguenze. Tradisce questa ostinazione, questa testardaggine nel voler continuare a ritenere che le bellezze di Siena, la sua storia, le sue tradizioni possono essere comunicate al mondo solo con i cavalli dimenticando che l’eredita’ medievale ha consegnato alla storia decine di giochi circensi, un patrimonio che potrebbe essere rivalutato rendendo la citta’ piu’ ricca e le contrade laboratori di nuova umanita’, di nuova socialita’. Senza saperlo, sono le contrade che hanno in mano un diamante che non riconoscono, una pietra preziosa che guardano con distacco pensandolo un sasso. I giochi circensi, senza l’utilizzo degli animali, impegnerebbero le contrade piu’ a fondo, svilupperebbero movimenti di aggregazione e consenso popolare finora impensabili consegnando a Siena il passaggio magico della trasformazione per una transizione della vicenda medievale verso il luminoso rinascimento. Un palio permanente, almeno per l’estate, con tanti giorni di festa, con lo sviluppo di molta piu’ ricchezza con l’indotto economico e turistico che consegna al mondo il messaggio strabiliante facendo passare alla storia le contrade e i contradaioli non piu’ identificati per le risse o le fazioni.
Il treno del viaggio di ritorno allontana la Toscana che e’ stata terra di alternativa per tutto il resto del paese con la fierezza di un popolo operaio e contadino che ha saputo ingegnarsi con il cooperativismo, con le case del popolo e le societa’ di mutuo soccorso oggi diventate vetrine di societa’ americane che vendono saponette e pubblicizzano derivati del ciberspazio. Questa terra rinascera? Tornera’ la magica alternativa dopo questo lungo tempo oscuro che ha persino reso le cooperative societa’ per azioni quotate in borsa dove lavorano soci fantocci del precariato. Una strada nuova potrebbe celarsi nella risoluzione del conflitto circense che viaggia e non si arresta, ne mai potrebbe fermarsi soprattutto ora che una nuova umanita’ della coscienza diventa sempre piu’ forte, sempre piu’ presente. Una chiave di svolta nella scelta di un popolo ma, pricipalmente, la certezza di un finale e di un non ritorno. Ivana Ravanelli ha traghettato la penna e ora la riporta a casa. Il suo sguardo appare distinto con sfumature di tristezza e di orgoglio. Tristezza per la sconfitta, il palio ha voluto ancora consumare la sua terribile festa. Orgoglio per essere stata presente alla battaglia del non ritorno. Ma c’e’ un segreto che non conosce, che non riconosce.
Nascosto dentro la domanda piu’ importante: “Chi distruggera’ il palio di Siena?” Nessuno perché si aspetta che la terra rinasca da sola, diversamente il gioco dei cavalli implodera’ da solo, da solo si estinguera’ con i fuochi medievali che distruggeranno un passato che non intende riconoscere il vero rinascimento.